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Ritratti

La vittoria dello Zar

E anche le elezioni russe sono giunte al termine, portando alla quarta vittoria consecutiva il noto Vladimir Putin. Il leader russo, un tempo militare al servizio del KGB, è in politica dagli anni ’90 e sarà da oggi ricordato come la più longeva guida della Russia dopo la zarina Caterina e il Presidente dell’URSS Stalin. Non c’è da stupirsi, dunque, che la sua rielezione abbia causato non poche polemiche, con riferimento in particolare a possibili brogli elettorali. Mosca, infatti, è stata accusata di aver aggiunto numerose schede nelle urne e di aver portato i cittadini a votare con dei pullman, pur di legittimare la vittoria dello “zar”.

Numerosi timori hanno agitato per i giorni precedenti le elezioni i collaboratori di Putin, che si sono visti rovinare la campagna elettorale dalle notizie riguardanti lo strano caso della spia russa trovata in fin di vita insieme alla figlia in un centro commerciale di Salisbury. Episodio che è stato definito come un vero e proprio attacco dalla Premier britannica Theresa May, così come ha confermato anche il Ministro degli Esteri Boris Johnson dicendo che “è assolutamente probabile” che sia stata una decisione di Vladimir Putin “di usare un agente nervino nelle strade della Gran Bretagna, dell’Europa, per la prima volta dalla seconda guerra mondiale”. Parole forti e risolute, che sono state riprese dall’ambasciatore britannico al Palazzo di Vetro, il quale ha dichiarato che ci troviamo in presenza di due possibili opzioni: “o è stato un attacco diretto della Russia al mio Paese”, ha riferito l’uomo, per poi aggiungere “oppure Mosca ha perso il controllo dell’agente nervino. Ma non c’è stata una spiegazione credibile su questa seconda opzione e non c’è altra conclusione se non che la Russia è responsabile del tentato omicidio”.

In seguito a questa vicenda, che un po’ ricorda i momenti della guerra fredda e delle lotte fra James Bond e l’agente del KGB di turno, la Gran Bretagna con il sostegno degli Stati Uniti ha chiesto che vengano irrogate delle sanzioni alla Russia per la violazione dell’articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite, definendo questo atto come un crimine grave, “un uso illegale della forza, una violazione della Carta ONU, la base per l’ordine internazionale”. Questo ha determinato, inoltre, l’annuncio dell’espulsione nell’arco di una settimana di ventitré diplomatici russi dalla Gran Bretagna.

Una situazione difficile, che la Russia ha tentato di arginare, dal momento che lo staff del Presidente temeva che queste notizie potessero influire negativamente sui risultati elettorali. È stato, infatti, il portavoce della campagna elettorale di Putin, Andrei Kondrashov, che ha espresso i suoi ringraziamenti  alla Premier britannica May, asserendo che l’alta affluenza e la valanga di voti espressi a favore di Putin sono dovuti alle accuse infondate rivolte verso la Russia, che hanno fatto sì che il popolo russo si unisse “al centro della forza”, identificando tale centro di forza con Vladimir Putin stesso. Il già tre volte Presidente della Federazione russa ha, infatti, mai come oggi ricevuto una conferma forte del suo ruolo e del fatto che il popolo lo vuole alla guida del Paese, un uomo forte che al termine del suo prossimo mandato avrà settantadue anni.

Egli, infatti, ha sbaragliato gli altri sette candidati, raggiungendo una percentuale altissima di voti (oltre il 70%), espressione di un forte consenso nei suoi confronti.

Ora la vera domanda è: cosa accadrà tra Russia e Gran Bretagna? Il caso di questa spia ha creato certamente delle tensioni tra questi Paesi, che si ritrovano ora a doversi parlare da una nuova cortina di ferro, con un nuovo muro da abbattere, nuovi misteri da districare e nuovi schieramenti: da una parte la Federazione russa, dall’altra la GB, sostenuta dagli USA, dalla Francia e dalla Germania.

E a complicare ulteriormente questo già frammentario quadro si inserisce la morte, avvolta nell’ombra, dell’esule russo Nikolai Glouchkov a Londra, per cui è stata depositata una “richiesta di informazioni” da parte dell’ambasciata russa. Quest’uomo, che aveva ottenuto l’asilo politico in Gran Bretagna nel 2010, era amico di Boris Berezovsky, imprenditore russo la cui ascesa in politica si colloca nei medesimi anni di Putin. Egli, da principio, fu vicino a Boris El’cin, primo Presidente della Federazione russa, per poi allontanarsi dalla sua madrepatria ed essere anch’egli trovato morto nel Sussex, dove si era ritirato. Era diventato un oppositore di Putin e la sua dipartita, avvenuta in circostanze misteriose, ha sempre creato un alone oscuro attorno alla figura del Presidente, sospettato di avere a che fare con questi strani avvenimenti.

Putin stesso, il giorno seguente alle elezioni, ha dichiarato di voler risolvere le controversie con gli altri Paesi in maniera pacifica e diplomatica, aggiungendo, però, che il suo Stato continuerà a difendere i propri interessi nazionali e ribadendo i punti fondamentali del suo programma politico.

Se la posizione della Russia è, quindi, molto chiara riguardo alle decisioni prese dall’esecutivo, l’atteggiamento dell’Europa è meno netto e questa vicenda sarà un ulteriore banco di prova per verificare la sussistenza di una vera e propria politica estera comune e condivisa, un passo avanti per arrivare alla federazione anche a livello europeo.

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