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Cultura

Perché siamo democratici?

Gran parte del mondo in cui viviamo è governato da sistemi democratici, e tutti noi diamo per scontato il nostro diritto di voto. Alle superiori di solito si spendono almeno un paio d’ore di storia per analizzare le tappe della nostra democrazia e le differenze con gli altri paesi. Ci vengono insegnati i motivi per cui la democrazia è giusta ed efficiente mentre i dispotismi e le dittature portano alla rovina, spesso in breve tempo. Eppure, quasi nessuno conosce le origini della democrazia. O meglio, ne conosciamo solo le radici ideologiche: Rousseau e Montesquieu teorizzano per primi il governo del popolo e la separazione dei poteri, modernizzando concetti molto antichi. Tuttavia, la democrazia ha un’origine molto più concreta di quanto si possa pensare; del resto, se fosse stata solo un bel disegnetto della mente di pochi eletti non avrebbe mai avuto il successo di cui sta godendo. In questo articolo voglio parlarvi di queste radici più concrete, che a mio parere sono tanto importanti quanto quelle ideologiche.

Innanzitutto, le prime forme di Costituzione vengono adottate a cavallo fra il ‘600 e il ‘700 in Inghilterra e Olanda, che si emancipano parzialmente dalla monarchia assoluta. Probabilmente, però, la più famosa repubblica è quella che nasce dalla rivoluzione francese, che sarà destinata ad una breve e tormentata vita. Cerchiamo allora di capire i motivi che hanno spinto inglesi, olandesi e francesi a limitare la monarchia assoluta. A quanto pare, è l’economia che ha dato l’input decisivo. I motivi, in realtà, sono diversi.

In Inghilterra e Olanda, è stato determinante il commercio atlantico, che ha arricchito una grande fascia della popolazione. I mercanti, infatti, davano sia l’opportunità di importare prodotti nuovi (e magari più salutari ed economici, o riducevano l’impatto di una carestia importando cereali da altri paesi) sia quella di esportare i prodotti dell’artigianato inglese e olandese, che quindi conobbero una rapida espansione. Il ceto medio, che prima era quasi inesistente, iniziò a fermentare e a richiedere nuovi diritti. Insomma, grazie al commercio la società stava diventando più ricca, e i mercanti acquistavano sempre più potere politico grazie all’influenza di cui godevano.

Il caso francese è ancora più interessante. La Rivoluzione non è stata causata da motivi ideologici, ma da una delle più gravi crisi fiscali mai registrate. A causa delle numerose guerre, dei problemi di sicurezza interna e della competizione commerciale di Olanda e Inghilterra, i sovrani francesi continuarono ad aumentare le tasse e il debito. Ad un certo punto, le tasse superarono ciò che un cittadino medio riusciva a produrre. Guarda caso, quel “certo punto” è proprio il 1789. Ovviamente, anche la bassa età media della popolazione (perché non sono gli anziani che fanno le rivoluzioni) e il fermento ideologico che l’Illuminismo francese aveva provocato hanno giocato un ruolo importante nel rovesciamento della monarchia. Tuttavia, chissà quanto avremmo dovuto aspettare senza quella crisi fiscale!

Traiamo le conclusioni: le prime forme di democrazia sono nate per degli sbilanciamenti del potere politico. L’arricchimento degli strati sociali sotto l’aristocrazia ha portato a sempre maggiori richieste, che sono seguite ad aperture più o meno spontanee da parte del sovrano. Un altro fattore interessantissimo è il costo (economico) di una repressione. Se uno stato ha un alto capitale umano (buone educazione, sanità, alta produttività del lavoro manuale), era estremamente costoso per il sovrano ordinare una strage dei rivoltosi. Ad esempio, nella prima metà del XIX secolo le repressioni sono state la norma nell’Est Europa, in Austria Ungheria e in Italia, paesi prevalentemente agricoli con basso costo di manodopera. Al contrario, in Inghilterra le repressioni e le guerre civili sono finite attorno al 1750, quando la manodopera ha iniziato a valere qualcosa, grazie alla prima Rivoluzione Industriale.

Il trend “+salari=+democrazia” è estremamente interessante. Voglio sottolineare ancora una volta che quando i salari hanno cominciato a crescere (attorno al 1600, con la rivoluzione dei prezzi e il commercio atlantico), è nata la democrazia. I dittatori, i despoti e i monarchi assoluti governano ancora oggi solo nei luoghi dove il salario pro capite è estremamente basso. Ecco perché le democrazie africane falliscono; non c’entra nulla la preparazione del popolo ad una nuova forma di governo: finché il cittadino medio del Burundi vivrà appena sopra la soglia di povertà, non si preoccuperà certo di come viene governato. Magari il denaro non rende felici, ma sicuramente permette di cambiare il proprio stile di vita e le proprie priorità. Da ciò seguono importanti conclusioni: per “esportare la democrazia” (operazione in cui noi occidentali abbiamo sempre fallito miseramente) bisogna aumentare la ricchezza della popolazione locale. I mezzi sono moltissimi, ma certamente un “aiutiamoli a casa loro” non basta.

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