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Cultura

Ciò che verrà – Prima parte

Tra le stanze dell’immaginario collettivo, il Futuro occupa una camera alquanto singolare, uno spazio le cui pareti sono state costruite soprattutto dalle Lettere e dal Cinema: quando si rivolge il proprio sguardo all’Avvenire, infatti, si è subito avvolti dalle atmosfere tipiche dei racconti di Asimov, o dalle ambientazioni che hanno procurato tanta fortuna alle saghe di “Star Wars” e “Star Trek”; non solo: al Futuro si congiungono anche immagini inquietanti, spettri che spaventano e generano dubbi talvolta irrazionali: è sufficiente pensare alle profezie di Nostradamus – tuttora oggetto d’ampi e spesso assurdi dibattiti –, o alle superstizioni alimentate dal misterioso calendario maya che si condensarono attorno all’anno 2012 – fenomeno che condusse addirittura alla pubblicazione di una pellicola cinematografica.
La realtà odierna – così densa e stratificata, complessa e conflittuale, dinamica e pericolante – cela notevoli enigmi e genera ansiosa impazienza: a quali scenari condurrà l’intricata trama costituita dai sorprendenti eventi contemporanei? Come reagirà, come si organizzerà e come vivrà l’Uomo? Quali politiche adotterà e quali forme assumerà la Politica stessa, ossia il campo dello Scibile che si occupa da millenni delle molteplici associazioni alle quali l’Uomo tende?
Ovviamente, le risposte riguardanti tali domande saranno formulate soltanto dal Futuro; tuttavia, considerata la portata del tema, pare interessante sviluppare qualche ipotesi: oggigiorno, infatti, personaggi dalle menti brillanti stanno tentando di muovere verso l’Avvenire tramite ricerche ed analisi, studi dai quali è possibile cogliere qualche immagine forse destinata a caratterizzare veramente il Futuro.
Prima di analizzare l’Uomo in sé, è bene concentrarsi sui luoghi abitati dall’Uomo stesso: attualmente, le città rappresentano il crogiolo nel quale l’esistenza umana s’esplicita con maggior intensità; dunque, pare irrinunciabile porsi la seguente domanda: le città nelle quali vivono milioni e milioni di persone cambieranno? Quali profili potrebbero acquisire?
Carlo Ratti, illuminato architetto italiano che oggi insegna presso il celeberrimo MIT, ha recentemente pubblicato un interessante articolo sulla rivista Wired: dal testo emerge una risposta chiaramente affermativa, ricca soprattutto di idee e spunti stimolanti. Nell’articolo l’architetto recupera alcuni progetti sviluppati da un artista olandese, ossia Constant Nieuwenhuys, il quale lavorò per vent’anni – producendo disegni, modellini, piante, ecc. – ad una visione unica e ora potenzialmente prossima a realizzarsi: New Babylon, simbolo dell’«architettura dinamica», città nella quale vive l’homo ludens, luogo in cui è possibile accedere ad un’esistenza fluida e flessibile, spazio privo di distinzione tra Lavoro ed Arte. Attualmente, Ratti e la propria equipe, traendo ispirazione proprio dall’idea di Constant, si stanno dedicando alla senseable city, area urbana nella quale, grazie all’ingerenza dei flussi – capaci di “raccontare storie appassionanti” e “vero paradigma del futuro urbano” –, estetica ed etica s’incontrano e fondono, divenendo una “terza pelle”, ossia un luogo mutevole in cui le continue evoluzioni del soggetto sono accolte tramite movimenti sincronicamente elastici. Le ricerche condotte da Ratti, se rapportate ad un piano meramente concettuale, ricordano alcune teorie che in passato furono proprie di personaggi come Bergson e Joyce, indubbiamente stregati dal valore del Flusso: effettivamente, la realtà quotidiana, sempre più rapida ed in costante accelerazione, è ormai intrisa di interconnessioni, di legami duttili e malleabili, di congiunzioni che infrangono limiti fisicamente ragguardevoli, confermando così sia le tesi degli autori menzionati precedentemente sia la validità del progetto elaborato da Ratti. Quale organizzazione sosterrà, allora, cambiamenti simili? Nuclei politici dall’estensione notevole o centri dalle dimensioni più contenute, ma densi di collegamenti? Come specificato, a domande simili risponderà solamente il Futuro; tuttavia, considerando i ragionamenti esposti sino ad ora, è possibile sostenere che la Politica dell’Avvenire dovrà vantare rapidità, duttilità ed estensione: non potrà esimersi, infatti, dalla considerazione di realtà sempre più vicine, sempre più intrecciate, sempre più polivoche, sempre più simili alle acque di un fiume che scorre veloce, pressoché inafferrabile. Quindi, è plausibile immaginare un futuro nel quale si ragionerà intorno a superfici ampie e composite: forse il legame tra Popolo e Politica diverrà più robusto, inesorabilmente più robusto; forse il Flusso, palesandosi attraverso manifestazioni nuove, si proporrà quale fonte di inattesi profili democratici, magari dotati della sorprendente efficacia correlata alla iDemocracy che Lawrence Lessig, docente di Diritto presso la Harvard University, menziona nei propri scritti e definisce con semplici aggettivi: “casuale, rappresentativa, riflessiva, guidata dalle persone, senza politici”.
E l’Uomo? Sarà sempre il medesimo, o diverrà una creatura assai diversa dall’essere oggigiorno conosciuto? Prevarrà il Sé o la dimensione dell’inter-esse? Inoltre, è veramente possibile immaginare in maniera così immediata il Futuro? Non sarebbe più razionale enucleare un discorso relativo alle condizioni necessarie alla realizzazione di un avvenire qualsiasi?
La riflessione avviata non termina con queste righe, perché tante – come dimostrano le ultime domande – sono le questioni correlate a ciò che verrà: abbiate pazienza, la prossima settimana saranno svelati nuovi pensieri!

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