Il blog del Movimento Federalista Europeo - sezione di Vicenza

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Le classi dirigenti che hanno governato l’Europa dopo la caduta del Muro di Berlino e le forze nazionaliste che stanno emergendo negli ultimi anni hanno un indiscutibile elemento in comune: pensano troppo ai problemi interni e ai rapporti tra Stati europei, quando le sfide e i pericoli per la libertà, la sicurezza, i diritti dei cittadini europei vengono da fuori. Forse serve cambiare il punto di vista.

La nuova Commissione europea pare essersi posta il problema mettendo in testa all’agenda politica 3 questioni decisive: gestione della rivoluzione digitale, risposte al cambiamento climatico ed eguaglianza dei cittadini. Temi diversi, con due fili conduttori a mio parere: la difesa dello stile di vita europeo e la difesa della sovranità europea.

Lo stile di vita europeo è quell’equilibrio virtuoso tra giustizia e libertà che è esistito nelle società dell’Europa occidentale dal 1945 ad oggi, con un sistema di welfare state avanzato e un mercato progressivamente sempre più libero. La sovranità europea è – usando la definizione di Mario Draghi, ex Presidente BCE –  “nel migliore controllo degli eventi in maniera da rispondere ai bisogni fondamentali dei cittadini: ‘la pace, la sicurezza e il pubblico bene del popolo’, secondo la definizione che John Locke ne dette nel 1690.”. Per garantire la pace, la sicurezza e il bene pubblico oggi ci sono due elementi fondamentali. Uno non è una novità: la difesa. L’altro è abbastanza logico: poter controllare il centro dell’economia attuale, ossia il mondo del digitale. In merito a questo secondo pensare di poterlo fare senza nessuna azienda europea nei settori strategici dell’economia digitale è difficile. Pensare di farlo quando Amazon, Google o Facebook pagano una quantità di imposte ridicole potendo disporre di tutti i nostri dati è proprio impossibile. 

Anche la politica di difesa in un contesto geopolitico in cui l’Europa non si presenta mai come un soggetto unitario e in cui tale incapacità di agire ha trasformato il nostro vicinato in un terreno minato di conflitti (Siria, Libia, Ucraina) che riducono il nostro potenziale commerciale e aumentano i rischi di immigrazione incontrollata e terrorismo.

Noi europei, dopo la caduta del Muro, ci siamo chiusi nell’idea favolosa che il nostro modello fosse quello vincente e quello che sarebbe stato esportato in tutto il mondo. Ci siamo cullati nel nostro benessere. Ora litighiamo convinti di poter riconquistare una quota di quel benessere grazie a un ritorno delle vecchie nazioni europee. Peccato che quelle vecchie nazioni siano allo stesso tempo il freno a un’azione europea forte nel settore digitale e della difesa. Peccato che quelle vecchie nazioni, se tornassero totalmente indipendenti l’una dall’altra finirebbero per diventare solo terreno di conquista per le potenze extra-europee.

L’autodifesa europea dei valori e dei principi di libertà e di giustizia che ci accomunano passa per una sfida in avanti. Consapevoli che questa sfida non si farà litigando al nostro interno ma agendo con una politica ragionata, comune e pienamente tutelante la sovranità (e sì, anche i confini) europea e lo stile di vita europeo. È una partita difficile, ma tutti coloro che pensano di risolverla tornando indietro alle piccole nazioni europee o rimanendo al modello ibrido che rappresenta l’Unione Europea attuale, significa che hanno ancora lo sguardo fisso sull’ombelico.

La sfida federalista di un’Europa sovrana e libera cerca di alzare lo sguardo dall’ombelico all’orizzonte. Dove per ora si vedono solo i conflitti intorno a noi e le multinazionali del digitale cinesi e americane che ci controllano. E dove sogniamo di vedere un esercito europeo e dei campioni digitali europei. Capaci di proteggere davvero l’Europa.

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