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Frammenti di mondo

Il caso del popolo curdo: Turchia, Nato ed Unione Europea

Mi sono ripromesso di scrivere questo articolo oramai da qualche giorno, almeno da giovedì scorso. Ritenevo, e ritengo tuttora, intollerabile che il popolo curdo venga attaccato, peraltro da un nostro alleato NATO che desidera allargarsi oltre i propri confini, senza che alcun paese di rilevanza internazionale gli venga in soccorso. Devo dire, però, che i recenti sviluppi del tema mi hanno costretto a posticipare questa mia riflessione. 

Nel giro di pochi giorni sono accaduti infatti una serie di avvenimenti che hanno avuto conseguenze notevoli. A fini narrativi é meglio fissare qualche fatto. 

Il tutto é iniziato con la dichiarazione della Casa Bianca dello scorso 7 settembre in cui che riporto: ”la Turchia procederà presto con la sua operazione pianificata nel Nord della Siria”. Questa dichiarazione, che ha significato di fatto il consenso degli Stati Uniti ad un attacco unilaterale alle postazioni del popolo curdo nel nord della Siria, ha fortunatamente riscosso fortissime critiche sia dentro che al di fuori dei confini americani. 

È risultato chiarissimo l’inaspettato “tradimento” di questo paese all’importantissimo alleato che, fino a qualche mese fa, ha contribuito in modo determinante alla dissoluzione dello stato islamico nei territori di Iraq e Syria. 

È risultato altrettanto chiaro, però, che la Turchia non ha mai ben digerito il ruolo di primissimo piano che lo stesso popolo curdo ha rivestito nella lotta all’Isis e, al contrario, ha sempre cercato di ostacolarne l’operato, anche attraverso attacchi militari. 

In tale quadro, lo stesso presidente Trump ha dichiarato nella giornata di domenica che gli Stati Uniti avrebbero programmato il ritiro di 1000 soldati dall’area interessata dai bombardamenti turchi. Ciononostante, lo stesso ha comunque chiesto più volte ad Erdogan di interrompere le ostilità. Ciò, anche dopo che uno degli attacchi delle forze turche ha coinvolto alcuni soldati statunitensi delle forze speciali. 

Le reazioni internazionali, in ogni caso, sono di giorno in giorno più intense, seppur con effetti ancora limitati verso lo stato turco. Tra le prese di posizioni più rilevanti vi è stata quella russa che, in modo abbastanza magistrale, é riuscita a mediare un accordo tra le forze militari del Presidente-dittatore Assad ed il popolo curdo. 

Già nella giornata di ieri, i primi elementi dell’esercito siriano raggiungevano le aree vicine al confine con la Turchia.  

Che tale alleanza, peraltro molto fragile di fronte ad una potenza come la Turchia, sia una sconfitta per l’occidente, però, deve essere chiaro. L’unico vero alleato che avevamo in quell’area é stato lasciato solo, in balia di forze politiche e militari ben più potenti. 

Dopo aver sacrificato moltissime vite per far arretrare prima, e sconfiggere poi, lo stato islamico, e aver pagato un prezzo altissimo in termine di vite umane, il popolo curdo é stato lasciato in balia delle forze turche, affinchè queste potessero condannarlo a “neutralizzazione” certa. 

Chiaro che, a questo punto, anche l’Unione Europea deve porsi diversi interrogativi sulla sua relazione con la Turchia. Fino a che punto potrà essere da questa ricattata con la questione migranti? Ha senso continuare ad accordarle lo status di paese candidato ad entrare a far parte dell’Unione?

Nella giornata di ieri i ministri degli esteri dei paesi membri hanno condannato l’offensiva militare di Ankara nel nord est della Siria. Dichiarazione alquanto edulcorata che, però, non ha grandi conseguenze pratiche. 

In tale quadro, dovremmo chiederci, quanto é ancora attuale l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (come acronimo, “NATO”)?

Dopo le ultime prese di posizione di Stati Uniti e Turchia, risulta ancora sensata per gli stati europei la partecipazione a questa organizzazione. Viste le recenti prese di posizione di questi due paesi, e considerato che Stati dell’Unione assolutamente non irrilevanti come Austria, Svezia e Finlandia non partecipano sono paesi della Nato, potrebbe essere una buona idea quella di abbandonare questa organizzazione?

Visto e considerato che lo sviluppo della PESC è stato fortemente limitato dalla stessa NATO, potrebbe essere un vantaggio uscire da quest’ultima per facilitare la creazione di una politica militare comune? 

L’Unione Europea ha dimostrato spesso di aver una scarsa capacità di difendere la tradizione liberal democratica che la contraddistingue. La radicalizzazione dei membri NATO Stati Uniti e Turchia comporta la forte necessità di guardare all’Unione Europea per il futuro della salvaguardia del “Free World”.

Oggi più di ieri

Per un Kurdistan ed un’Europa liberi ed uniti!!!

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