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Cultura, Economia

The day after tomorrow is coming true

The day after tommorow is coming true

In molti di noi potrebbero ricordare il film di Christopher Nolan “The day after tomorrow”, la storia di un climatologo che in un futuro non molto lontano da quello in cui viviamo noi oggi predice un cambiamento climatico di dimensioni epocali con il ritorno di una vera e propria era glaciale. Le scene comprendono immagini apocalittiche di New York che gela, sommersa da neve e ghiaccio e invasa dagli animali fuggiti dallo zoo, Los Angeles scossa dai tornado che distruggono la celeberrima scritta “Hollywood” sulle colline della California, per poi arrivare alle temperature assassine della Scozia e alla grandine che si abbatte su Tokyo.

Per quanto queste scene siano abbastanza scientificamente accurate la cosa che più ci stupisce è notare come il mondo attorno a noi sia cambiato. I suoi colori e odori sono mutati, l’inquinamento sta lentamente distruggendo i nostri mari e i nostri oceani e la plastica ha invaso le nostre spiagge.

Una prova di questi fatti è segnata dagli animali marini, che spesso sono ritrovati incastrati in pezzi di plastica o con altri rifiuti nello stomaco. Per questo sono state lanciate negli ultimi mesi numerose campagne per salvaguardare la salute del mare. Tra queste possiamo solo nominare 4Ocean, nata negli Stati Uniti con l’obiettivo di ripulire fisicamente gli oceani con retini da pesca, camion e barche, o il programma CleanSeas, patrocinato dall’ONU, nel tentativo di sensibilizzare i governi, i consumatori e le aziende sul tema dell’inquinamento marino.

Ma non sono solo queste le preoccupazioni che affliggono l’opinione pubblica e i cittadini. Ciò che è ormai evidente è che si stanno avvicinando impatti catastrofici: le emissioni di gas serra stanno aumentando sempre più, arrivando ad incrementare il fenomeno del surriscaldamento globale che oramai colpisce da tempo il nostro pianeta.

Secondo gli studi dei climatologi se anche le attuali politiche per il contenimento dell’emissione dei gas serra continuassero ci sarebbe un innalzamento della temperatura di 4 gradi, di 3 gradi se tutti i Paesi mantenessero gli accordi di Parigi. Non possiamo fare a meno di notare la differenza tra questi risultati e ciò che si prefigge al contrario chi ha firmato gli accordi di Parigi sul clima, cioè di non superare 1,5 gradi di aumento di temperatura.

Atteggiamento preoccupante è quello di Donald Trump, che ha inaugurato politiche che possono essere definite come “in- sostenibili”, tra le quali il ridimensionamento dei nuovi limiti federali sulle emissioni carboniche di auto, camion, centrali elettriche e la liberalizzazione delle energie fossili dai terreni di proprietà federale. Se dunque le politiche del Presidente sono di vera e propria deregulation, quelle di tanti Stati, come la California, sono assolutamente più accorte, nel solco degli accordi di Parigi, approvando una legge che si impone come risultato di raggiungere il 100% di elettricità generata da fonti rinnovabili entro il 2045.

Non stupisce, dunque, che molti americani, ma non solo, siano preoccupati dei recenti sviluppi riguardanti le politiche ambientaliste. Basti pensare ad un’indagine portata avanti dall’istituto di ricerca SWG, che ha chiesto ad un campione rappresentativo nazionale di duemila maggiorenni di indicare se concordassero o meno con l’affermazione “la situazione ambientale del luogo in cui vivo mi preoccupa sempre di più”. Tra le principali preoccupazioni si rinvengono il surriscaldamento globale, la gestione e lo smaltimento dei rifiuti e l’inquinamento dell’acqua e dell’aria.

In Italia una delle questioni più importanti da affrontare, oltre alle divisioni politiche e alle tensioni all’interno della maggioranza stessa, è sicuramente l’ambiente, il mondo che ci circonda che sta cambiando più in fretta di quanto non pensassimo. Ne sono un esempio le alluvioni che hanno colpito il Nord- Est, distruggendo alcuni boschi di queste Regioni e mietendo anche alcune vittime, segno inequivocabile che le cose stanno cambiando e che gli equilibri che hanno sempre retto il nostro pianeta non funzionano più come una volta, anche e soprattutto per colpa della scelleratezza di noi umani irresponsabili e caotici.

Anche il summit internazionale sull’ambiente svoltosi in Polonia lo scorso dicembre si è rivelato un totale fallimento: latitante è stata l’Unione europea, che aveva un’occasione per porsi come leader nella lotta all’inquinamento e nel sostenere politiche ambientaliste. Non ha sfruttato questa occasione, anche e soprattutto a causa di tante divisioni interne: basti pensare che la sola Gran Bretagna è ad esempio completamente assorbita dalla questione Brexit e non certo interessata a migliorare il mondo che ci circonda portando verso nuove frontiere l’energia rinnovabile.

In questo panorama, dunque, non possiamo biasimare che noi stessi e non possiamo che ritrovarci a concordare con le parole ispirate di Andy Warhol: “credo che avere la Terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare”.

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